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Una cosa normale


Negli ultimi anni mi è capitato spesso di andare a trovare i morti. Cioè, nelle camere ardenti degli ospedali, delle cliniche, degli ospizi... Io vado soprattutto per “salutare” il defunto, per dire una preghiera per la sua anima, ma anche per salutare i suoi parenti e amici, anche perchè penso faccia loro piacere in questo momento. Mi avvicino alla bara cercando di non fare rumore e dopo aver abbracciato i presenti e fatto loro coraggio con voce bassissima, inizio le mie preghiere silenziose. Preghiere che però non sempre riesco a dire bene per il gran putiferio che regna intorno. E’ vero che quaggiù ci sono rimaste solo le ossa e la carne prive di vita e l’anima del defunto è ormai lontana nel luogo che Dio le ha riconosciuto. Ma non è lo stesso bello assistere a gente che parla a altissima voce di fatti quotidiani, bambini che corrono, mamme che urlano, saluti strepitanti, risate, gente che arriva e se ne va come fosse sul marciapiede. Qualcuno sta seduto triste con lo sguardo nel vuoto e nessuno gli sta vicino oppure—quando va bene—uno arriva e gli dice con voce profonda e annuendo col capo «sta meglio ora» e se ne va. E io mi intristisco per tutto questo poco rispetto, per questa ignorante inconsapevolezza di dove si sta: non ho visto mai corone del rosario, non ho mai sentito preghiere,… come fosse un giorno normale. E proprio così diceva nel 1968 Enzo Iannaccci nella famosissima canzone “Vengo anch’io, no tu no”: «Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale … per vedere se la gente poi piange davvero e scoprire che è per tutti una cosa normale e vedere di nascosto l'effetto che fa». L’effetto—per me—è quello che vi ho raccontato qui sopra, per voi non lo so. Ma stare alla presenza di un defunto—anche se la sua anima è ormai lontana, ripeto—non può essere una cosa normale. Ci ricorda, come diceva Pier Giorgio Frassati, che anche noi un giorno saremo là dentro e probabilmente accadrà anche per noi che mentre l'anima nostra starà davanti al tribunale di Dio a rendicontare tutta la vita, quaggiù per tutti sarà un giorno normale e chi parlerà di come si fanno i cannelloni e chi invece della nuova autovettura, mentre i figli schiamazzano e le mamme urlano. E noi saremo destinati all’inferno. Al purgatorio. O al paradiso (io vorrei andare proprio qui più per grazia che per meriti). Ogni defunto, o meglio la sua anima lontana, può essere aiutata proprio dalle nostre preghiere. Non è dunque una cosa normale.

Il Pio

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