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Venerdì pesce…



Un tempo Carosello era un’Istituzione. Si andava a dormire dopo Carosello. Si parlava con le frasi di Carosello. Erano sempre pubblicità come quelle di oggi, ma con un quid pluris, un qualcosa di più, di oltre rispetto a quelle incomprensibili di oggi, velocissime. Quella generazione non ha mai dimenticato Carosello. C’era un breve racconto che cambiava sempre e si concludeva con la pubblicità. Erano réclame che duravano anche qualche minuto. Una di queste era sul tonno. Dopo il racconto,  una signora normale, vestita normale, diceva sempre, davanti a una tavola imbandita «... e venerdì (tirava su un grosso tonno di plastica)… pesce!» poi buttava ridendo il tonno e faceva vedere la scatoletta di tonno reclamizzata. Il fatto da notare è che quella diceva senza particolare fatica che il venerdì si mangia di consuetudine il pesce e si rinuncia alla carne, senza che nessuno allora, erano gli inizi degli anni settanta, si poneva domande o aveva dubbi interpretativi o qualcosa da ridire. Infatti il fatto del “venerdì pesce” deriva pienamente dalla tradizione cristiana; in memoria della morte di Gesù che è avvenuta proprio in giorno di venerdì. Di venerdì Gesù è morto crudelmente per noi, per la nostra salvezza e da sempre la cristianità ha ricordato quel giorno come particolare, diverso dagli altri. Un modo per ricordare era proprio evitare carne e mangiare pesce. E l’eco cristiano allora c’era ancora e si capiva quella frase. All’inizio degli anni settanta però era ormai in pieno corso la demistificazione, la scristianizzazione, la eliminazione della tradizione, del sacro, del bello e del sentimento della fede cristiana. Oggi se ci fosse una pubblicità in cui l’attrice, necessariamente altissima, bellissima e abbronzatissima, vestita da fotomodella, con sinuose movenze sexy, dicesse «e venerdì… pesce» pochissimi capirebbero il perchè o chissà cosa capirebbero. Probabilmente nessuno. Molti penserebbero a una frase a effetto, da marketing, ma di bassissimo livello, di scarso impatto emotivo. Di sicuro il prodotto non verrebbe acquistato e il pubblicitario verrebbe licenziato. Ci dispiace per il prodotto e per il pubblicitario, ma ci spiace molto di più che venti secoli di bella tradizione cristiana sono stati dimenticati in pochi anni. Ma si può sempre recuperare e qualcuno lo sta facendo.
Il Pio

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