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Non dobbiamo piacere a tutti.

Nel Vangelo non c’è scritto di abbassare il tiro per non far scappare i giovani, né di dialogare: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada».


C’è un modo di pensare tra numerosi cattolici secondo cui dobbiamo piacere a tutti. Dobbiamo accontentare tutti. Anche a costo—ed è qui il dramma—di “abbassare il tiro”, anche a costo di non dire quello che si deve dire. Anche a costo di dire solo quello che si sente dire in giro. Di adeguarsi al mondo, dunque. Non mi pare sia un metodo efficace, facendo due conti brutali. Ma continuiamo a dire «Se ai giovani parli di Gesù, scappano, occorre prenderli con la musica, con i simboli… ». «Se gli parli del peccato subito scappano». «Oggi non è più come allora». Poi bisogna dialogare. Sempre dialogare: «si deve vedere ciò che ci unisce e non ciò che ci divide». Ma è pericoloso far così quando ciò che ci divide è proprio Gesù e la Chiesa. L’uomo poi è sempre lo stesso dei tempi di Adamo e Eva: ha sempre bisogno della vera fede per vivere bene. E pure il Vangelo è sempre lo stesso. E nel Vangelo non c’è scritto di abbassare il tiro per non far scappare i giovani, né di dialogare. Ma c’è scritto «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa (Matteo, 10, 32-36)».

Il Pio

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