Novembre prima di tutto è il mese dei morti, poi quello della Colletta Alimentare. Ogni anno vi partecipo e faccio il mio piccolo turno, sperando così di fare un po’ di bene. Il gesto della Colletta è importante perchè insegna a tutti a aiutare chi sta peggio di noi e fa pensare che se il popolo è unito nelle buone battaglie, tanti drammi si potrebbero risolvere e tante belle opere si potrebbero costruire, senza aspettare vanamente il Pubblico che non sempre arriva. Torniamo alla Colletta. Io sono tra quelli che danno i sacchetti all’entrata e così vedo e sento gran parte delle reazioni della gente. Tutte diverse. L’ultima ad esempio che mi ha colpito è quella di una ragazza alta e mora, ben vestita, accompagnata dal marito; da lontano gli diceva «io non ci credo!» e appena le ho allungato il sacchetto pronunciando la frase fatidica «oggi è la Colletta Alimentare, vuole dare qualcosa per i poveri?» quella mi aggredisce «a chi va questa roba, eh? Avanti!» io «ai poveri» quella mi guarda negli occhi con odio per qualche secondo come se fossi uno dei malandrini che si vedono a Striscia la Notizia e se ne va (senza sacchetto ovviamente). Ci sono voluti diversi secondi perché nel mio cervello le idee riprendessero a girare ordinatamente. In questi anni ho accumulato una serie di risposte alla mia domanda fatidica che vorrei raccontarvi. «L’ho fatta ieri», «la faccio domani» (n.b. la Colletta è un solo giorno), «e a me che ne viene?», «la roba la devono dare a me», «non devo comprare nulla», «i Turchi non mi hanno pagato l’affitto e ho speso un sacco di soldi», «devo comprare due cose soltanto», «dietro c’è mia moglie / marito», «non guardare la macchina con cui sono venuto, non ho un soldo», «400 euro di pensione!», «E io pago, e io pago», «non ho i soldi», «oggi no», «ora vado di fretta, poi ritorno», «ma poi ci vanno veramente ai poveri queste cose?», «preferisco portarli in parrocchia»… Va comunque detto che gran parte della gente lo prende il sacchetto (talvolta anche con un sorriso) e lo riempie. A me però resta sempre fissa nel cuore la risposta che mi diede un trentenne italiano dopo che si era fatto spiegare cosa fosse la Colletta e il significato del sacchetto che gli porgevo, «io ho perso il lavoro e sono separato, qualcosa però la do ai poveri». E la diede veramente.
Il Pio
Si, lo dicono anche a me, quando ogni anno faccio la Colletta. Io rispondo: "Anch'io non ci credevo alle varie Collette. Da quando sono io a portare il pacco di viveri so con certezza che, almeno ciò che porto io, va a destinazione". Troppo facile giudicare senza fare niente. Bisogna rimboccarsi le maniche. La Colletta poi ci offre un aiuto a noi che raccogliamo, visto che tutto ciò che facciamo per i "fratelli più piccoli" lo facciamo a Gesù.
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