Il Pio
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Dpcm. Figli e figliastri.
Dicitencello vuje…
Oggi vorrei che paragonassimo insieme le canzoni d’amore di questo nostro periodo con quelle del passato, anche recente, perché così potremmo intravedere facilmente un'altra differenza che sussiste tra il mondo di prima e quello di oggi. Quello di prima era un mondo con un minimo, ma comune substrato cattolico, di fede, fondamentalmente pieno di passione, di colore, di purezza, di particolari, di corposità, di umanità,… Quello di oggi invece, ateo o pagano, comunque privo di fede, fondamentalmente vuoto, banale, arido, liquido e sciapo... Paragoniamo, allora, paragoniamo e appassioniamoci a Ciò che rende bello, giusto, umano, profondo, sincero e vero tutto. Dicitencello vuje è uno dei brani più famosi di tutta la storia della canzone napoletana, di Napoli cioè, quella che un tempo era una città cattolicissima pur con tutti i suoi gravissimi vizi e difetti. La prima incisione su 78 giri risale al 1930, ed è la versione di Vittorio Parisi. La canzone è la disperata dichiarazione d'amore di un uomo nei confronti della donna amata, resa però in maniera indiretta. L'uomo infatti parla rivolgendosi ad un'amica dell'amata Diteglielo a questa vostra amica (“Dicitencello a ‘sta cumpagna vosta”). Diteglielo voi che non me la dimentico mai (“Dicitencello vuje ca nun mm’ ‘a scordo maje). L'uomo le chiede di riferirle che per lei ha perso il sonno e la fantasia (“aggio perduto 'o suonno e 'a fantasia”), che la sua passione più forte di una catena (“è na passione, cchiù forte 'e na catena”) e lo tormenta e non lo fa più vivere (“ca mme turmenta ll'anema... e nun mme fa campá”). Io glielo vorrei dire, ma non glielo so dire (“I’ nce ‘o vvulesse dicere, ma nun ce ‘o ssaccio dí”). E poi, Diteglielo che è una rosa di maggio, che è molto più bella di una giornata di sole (”Dicitencello ch’è ‘na rosa ‘e maggio, ch’è assaje cchiù bella ‘e ‘na jurnata ‘e sole). Dalla sua bocca, più fresca delle viole, vorrei già sentir che è innamorata di me (“Da ‘a vocca soja, cchiù fresca d’ ‘e vviole, i’ giá vulesse sèntere ch’è ‘nnammurata ‘e me). Soltanto nella penultima strofa del brano il protagonista confessa di amare in realtà, la sua interlocutrice che è lei la vera cumpagna vosta e quando vede una lacrima sul suo volto ("na lacrima lucente v'è caduta") le dice che è proprio lei la donna che ama ("levammece sta maschera, dicimme 'a verità"), togliamoci questa maschera, diciamo la verità. E conclude: Ti voglio bene, Ti voglio tanto bene. Sei tu questa catena che non si spezza mai. Sogno gentile, sospiro mio carnale,Ti cerco come l’aria, ti voglio per vivere (Te voglio bene, te voglio bene assaje. Sî ttu chesta catena ca nun se spezza maje. Suonno gentile, suspiro mio carnale,te cerco comm’a ll’aria, te voglio pe campá).
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Perché ci dobbiamo sempre rimanere male?
Il Pio.
Motori e meccanici
Il mio collega T. quando non parla di Juventus o di politica, se ne esce con frasi anche interessanti se non addirittura, profonde. Un giorno mi disse: "vedi, quando un auto non parte più, se gli cambi tutto il motore riparte, a un uomo dopo che è morto, se gli rimetti tutti gli organi nuovi, rimane morto". Lui lo diceva con tristezza, per dire che se muori, non la riprendi più la vita. Cioè, è così in una visione laica della vita. Ma se ci pensiamo bene, quella frase è davvero interessante; capiamo che l'uomo non è padrone della vita, il soffio vitale non se lo dà da solo. E questo ci fa capire che non siamo motori che solo un meccanico umano può rimettere in sesto. Noi riceviamo il dono della vita che non è nostra, ma ci viene regalata insieme a tutto quanto contiene, da Chi ha tutto in mano, Nostro Signore Onnipotente. Non abbiamo allora bisogno di meccanici, ma di Dio. E poi la vita non finisce nella bara, ma continua per l'eternità,... speriamo in Paradiso.
Il Pio
Chi si offende è fetente
I cristiani sanno che non si devono preoccupare del domani perché c’è la Provvidenza e dunque, vivano bene l’oggi. San Filippo Neri (1515 – 1595) soleva dire «Signore, fammi arrivare in fondo a quest’oggi e non mi fa paura il futuro». Vivere eroicamente il quotidiano dunque, ecco il destino dei cattolici, il loro core business (l’attività principale). Pertanto chi si vede proiettato nel futuro e lo ritiene come certamente miracoloso e fantastico, allora necessariamente è un senzadio e un pagano ed è meglio non ascoltarlo. E chi si offende è fetente. Mi venivano in mente queste cose quando ho sentito pochi giorni fa che esistono già i taxi guidati dall’intelligenza artificiale (i robotaxi) e questo è stato segnalato come un evento eccezionale, un primo passo nel futuro “artificiale” (che in quanto tale, non è umano). Sembrava una cosa spaventosamente positiva da come veniva descritto il fatto, con la conseguente esaltazione del progresso umano. Progresso umano che però ha riempito spesso i cimiteri. Pochi però hanno fatto caso al fatto che se una autovettura pubblica è guidata dall’intelligenza artificiale, significa ineluttabilmente che c’è un posto di lavoro in meno e un lavoratore deve cioè restare a casa senza stipendio con moglie e figli a carico. Io così immagino l’intelligenza artificiale: lavori ben fatti, tutto pulito, tutto ordinato e puntuale, ma posti in meno di lavoro soprattutto per le persone più fragili. E se si pensa che i potenti del mondo (dell’Europa e dell’Italia compresi) ci vogliono per Statuto impoveriti e ridotti di numero, i conti tornano. Sarà difficilissimo riuscire da soli a far smettere quell’ideale maledetto conficcato nella testaccia dei potenti, essendo noi solo inutile gentaglia per loro. Allora ci rimane da seguire il consiglio di San Filippo Neri e non spaventarci del futuro, contando in maniera quotidiana ed eroica sulla Provvidenza di Dio che lavora da sempre infaticabilmente e se si mette in opera, se noi Glielo chiediamo con fede e con certezza, provvederà ai nostri bisogni, ci salverà l’anima e magari farà anche lo sgambetto ai potenti della terra che così si dimenticheranno dei loro cattivi pensieri ed ideali.
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La Woodstock dei poveri
Nel 1995 si svolse sulla piana di Montorso, a Loreto, EurHope un incontro dei giovani europei col Papa. Il pomeriggio iniziò con quella che fu ribattezzata da molti la Woodstock dei “poveri” con canti, balli e con pezzi di rap cristiano.A Woodstock nel 1969, almeno c'era musica seria, buona, (oltre che quintali di droga) ma i cristiani sono famosi per fare tutto uguale a quello che fa il mondo, ma un po' di meno. Non riuscivamo nemmeno a parlare tanto era alto il volume. In un momento di pausa della musica, siamo riusciti a trovare 5 minuti, nella baraonda generale, per poter dire un Angelus, in tutto il pomeriggio! La sera arrivò finalmente Giovanni Paolo II e fu mandato in diretta TV: è dovuto sottostare naturalmente ai ritmi rigorosi della televisione imposti dal bravo conduttore accentratore, potendo parlare solo a comando e nei limiti di tempo concessi. Questa è la seconda cosa che non mi piacque in quel pomeriggio di sabato. E non solo a me. Andammo a dormire nei sacchi a pelo, ma pochi riuscirono a dormire per il fracasso che fecero i cembali di certe associazioni per tutta la notte. La mattina all’alba ci svegliarono all'improvviso delle urla disumane, “infernali”: "sveglia! Sveglia! Salutiamo il sole che sorge" e giù urla e strilli gutturali e balli smodati e di nuovo l’invito a fare le rane e a salutare il sole nascente (a quelli più pervicacemente tradizionalisti quello è sembrato un rito pagano). Le urla ovviamente venivano da un giovane sacerdote responsabile della gioventù. Ho visto laici, seminaristi e sacerdoti chiudere tristemente il libro delle lodi perché ormai era impossibile pregare con quegli urli che sembravano non finire mai. Tornammo da quell’esperienza tristi come chi voleva andare a vedere un bel panorama, ma invece ha trovato una fitta nebbia per tutto il tempo. Per fortuna c'è stata la mattina con Giovanni Paolo II questa volta libero dalla opprimente gabbia televisiva. Sapemmo poi che a molti non piacquero quelle modalità modeniste e infatti in tutti gli incontri della gioventù col Papa, non si seguirono più quelle linee sulla falsariga del Woodstock dei poveri che nel 1995 scandalizzarono non poche persone. Molti poi pensarono che razza di hope, di speranza, fosse quella lì. Pensavo che non si cadesse nello stesso errore. La mattina alla GMG in Spagna un sacerdote si è messo nei panni di Super DJ e questa volta senza passare per il rap cristiano, ha fatto sentire a tutto il milione mezzo di giovani cattolici musica techno (!) a palla. Naturalmente ha ricevuto le lodi da parte dei mass media (cioè dal mondo). Ma che idea di giovani hanno molti sacerdoti? Quelli avranno meno anni di noi, saranno fragili, saranno intuitivi, saranno "i giovani", ma il loro cuore è come quello di tutti, cioè inquieto finché non riposa in Gesù, parafrasando s. Agostino. Ma non era meglio dire due preghiere, considerando che i giovani ci vanno già per conto proprio in discoteca? Ma non sarebbe meglio evitare di scimmiottare il mondo come consigliava di fare Gesù? Perché dobbiamo sempre essere trascinati dal mondo, piuttosto che trascinarlo, parafrasando G.K.Chesterton?
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Nel bene e nel male
Negli ultimi decenni abbiamo ottenuto numerose vittorie. La prima è stata sul "maschio" che nel bene o nel male-nel bene o nel male-aveva portato avanti città, famiglie e aziende, col sostegno segreto delle donne. Poi la vittoria è stata sul "padre" che nel bene e nel male-nel bene o nel male-aveva educato figli alla vita reale, con l'appoggio naturale della madre. Poi la vittoria è stata nel creare famiglie matriarcali, con padri totalmente assenti, famiglie che prima, nel bene o nel male-nel bene o nel male-avevano dato sicurezza e stabilità a tanti figli. Un’altra grande vittoria giunge poi col diritto di vita o di morte sul feto che nel bene o nel male-nel bene o nel male-se alla luce, aveva permesso all'Italia di prosperare. Poi la vittoria è stata sul catechismo, dottrina e liturgia che nel bene o nel male-nel bene o nel male-aveva sostenuto, confortato, educato popoli interi di fedeli e permesso tanta santità nascosta o clamorosa e così si assiste sovente alla fantasia al potere. Ma alla fine, facendo due conti, siamo proprio sicuri che abbiamo vinto?
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Ad alcuni fedeli…
Ad alcuni fedeli, naturalmente senza titoli e cultura, pare che la Chiesa ultimamente abbia molta premura per le donne diacono, per i migranti e veda tutti i poveri naturalmente santi, ma non per meriti e virtù proprie, ma come lo fossero di diritto e conseguentemente i ricchi naturalmente tutti cattivi a prescindere. Io ho sempre apprezzato il cristianesimo perché è una religione concreta, riguarda la vita e dà senso e spiegazione ad ogni aspetto della vita. Gesù per far capire il Regno di Dio parlava al popolo in parabole e non di massimi sistemi e solo i sapienti non lo capivano. Gesù per starci sempre vicino ci dà da mangiare e bere la Sua carne e il Suo sangue. La Sua Chiesa poi, ha sempre pensato alla vita e alla felicità dei suoi fedeli (anche quelli di altre religioni) e per loro ha creato opere buone, piccole o grandi, alcune delle quali restano in piedi anche oggi. Perché Essa viveva nella realtà, insieme ai suoi fedeli, sapeva i loro bisogni specifici e li voleva alla fine, tutti salvi (e così creava ospedali e scuole per i poveri, dava una degna sepoltura a chi non se la poteva permettere, assisteva i malati, alloggiava i viandanti, si inventava i Banchi di pietà per arginare l'usura, istruiva i fedeli, gli dava consolazione e speranza, regalava al popolo opere d'arte straordinarie e a gratis,... l'immagine di questo post raffigura Benedetto Cottolengo fondatore dell'omonima opera, la Piccola Casa della Divina Provvidenza). Guardando la realtà di oggi, la cosa che appare più chiara è che il popolo—un tempo non lontano seriamente cristiano quasi al 100%—non sia più cristiano, non segua Gesù, non voglia ricevere i sacramenti, non viva cristianamente e poi catechismo e dottrina sono per tutti testi completamente sconosciuti (non dimenticati, si badi, sconosciuti, cioè ignoti, perchè sono decenni che nessuno glieli fa più conoscere). Donne diacono, migranti e poveri sono questioni indubbiamente importanti e da considerare, ma che non mi sembrano priorità urgenti per la Chiesa di oggi, a meno che Essa non abbia deciso che il suo interesse primario sia quello di adeguarsi al mondo o confondersi con esso (ma non mi pare che questo sia il core business voluto dal Suo Fondatore). E io devo confessare ai miei tre lettori un grande tormento che mi strazia il cuore, e la paura che la Chiesa possa essere ridotta ai minimi termini. Forse dovremmo pregare di più, forse così a Dio cesserà la collera contro di noi, gente indegna e ingrata.
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Migranti e democrazia
Se uno dice che una parte degli africani in Italia delinque, è razzista. Anche se in effetti è vero, numeri alla mano. Però non si può dire ...

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Se la Fede passa e si diffonde attraverso l’udito, cioè, attraverso l’ascolto, come diceva San Paolo (“Fides ex auditu”), occorre che qual...
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In un telefilm poliziesco che ho visto di recente, tra una sparatoria e un arresto, ad un certo punto il protagonista (bello e buono) va a...
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§ 3. - Dell'esame. 696 D. Che cos'è l' esame di coscienza? R. L'esame di coscienza è una diligente ricerca dei peccati che...