Entusiasmo, entusiasmo…
Una parola bella,
che rivela un elemento bello della vita. L’entusiasmo. Elemento desiderabilissimo da tutti . Molti pensano che esso
dipenda solo dal carattere o da altri fattori come avere o meno i soldi o altro
di tangibile. E dunque: chi sì e chi no. No.
Alcuni anni fa Mons. Giancarlo Vecerrica , vescovo di Fabriano Matelica, disse
una frase mi è rimasta da allora fissa nel cuore: “l’entusiasmo non è dei giovani, ma degli adulti”. Uno invece ritiene
giusto il contrario: l’entusiasmo è dei giovani. Ma pensiamoci un attimo. Il
giovane dovrebbe essere naturalmente
entusiasta solo per via dell’età che ha e la vita intera davanti, dunque per
fatti esterni a lui che non dipendono da lui; e così, passata l’età, passerebbe
naturalmente anche l’entusiasmo. Tuttavia
appaiono facilmente schiere di giovani e giovanissimi tristi profondamente e
tutt’altro che entusiasti (anche se ridono sonoramente sempre). Schiere di giovani
che per divertirsi a ritmi elevati devono prendere pasticche, alcool e droga. E
i conti allora non tornano. I giovani infatti possono essere entusiasti solo se
vedono vicino a loro degli adulti entusiasti. Se hanno intorno gente triste,
senza senso e senza speranza, saranno tristi pure loro. Il giovane guarda naturalmente l’adulto, memore che da
bambino guardava sempre il padre per capire la realtà e come si deve vivere in
essa. Se l’adulto (o il padre) “non si può guardare”, lo sguardo sarà rivolto
altrove. Naturalmente.
Un giovane è dunque senza entusiasmo perché
intorno a lui girano adulti senza speranza, tristi e soprattutto adulti non
cristiani. Adulti borghesi il cui il più grande ideale è la tranquillità della
vita. (“Tranquillità” però che mai coincide con “letizia” che è il modo in cui
vivono, di solito, i cristiani).
Sì, va bene, poi il solito amico del
bar, nei soliti discorsi da bar, ti viene a dire “ma come si fa a essere
entusiasti in un mondo come questo? Prima sì, oggi no. C’è questo, c’è
quell’altro, le tasse, i soldi, il Governo, la suocera,…”. Appunto, se uno
appartiene a un mondo come questo, a “questo” mondo, non lo potrà mai essere. E’
naturale.
L’entusiasmo, come la felicità, non la
può dare il mondo. Se uno vive in questo mondo, ma appartiene a Gesù il
discorso cambia o per lo meno ci sono ottime possibilità che esso cambi. Noi
cristiani infatti sappiamo da sempre che non dobbiamo essere “del”, ma “nel”
mondo.
E c’è anche l’aspetto etimologico. “Entusiasmo”
è una parola greca formata da en (in) con theòs (Dio) e significa
"essere in Dio". Uno è entusiasta dunque se sta sempre vicino a Gesù
e se si allontana da Lui, difficilmente lo potrà essere, quasi come una reazione naturale. Si
può essere senza entusiasmo perché non si è incontrato davvero Gesù Cristo o
non lo si è fatto entrare nella nostra vita. O quando si vuole tenere in tasca una
“monetina” del mondo, come una sorta di ruota di scorta, come una via di fuga qualora
la vita insieme a Gesù fosse una “fregatura” come molti dicono. Ma a Gesù o si
dà tutto (compresa l’ultima “monetina”) o non si dà nulla. Il discorso è
semplicemente questo. Naturalmente.
(La foto che vedete in alto è quella di alcuni soldati, tra loro nemici, che a Natale 1914, durante la guerra, sono usciti dalle trincee e si sono dati gli auguri e giocato a pallone).
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