La storia è
storia. “Carta canta”, potremmo dire “e villan dorme”. Dunque non facciamo i
villani e stiamo desti. Oggi è pericoloso dormire. Se non stiamo desti, il Mondo
ci rigira come una frittella, ci cuoce a puntino e ci si mangia con tutti i
panni. Il matrimonio, allora. “Cos’è il matrimonio?” l’avevo chiesto tempo fa a una
collega perché eravamo entrati in argomento. “Una specie di contratto” mi disse
dopo averci pensato un po’. “Per te. Per me è invece un sacramento”.
E ora succede che
laici fedeli, sacerdoti e diversi vescovi vorrebbero che il matrimonio
cattolico fosse messo in discussione, ma nelle fondamenta. Cioè vorrebbero
modificare qualcosa, togliere qualche paletto, qualche regola,… per adeguarlo
al mondo di oggi. Perché? Boh.
Eppure ogni
anno di ogni secolo della storia c’è stato un “mondo di oggi”. Ogni uomo ha e
ha avuto il suo “mondo di oggi”. Che è sempre diverso dal mondo di ieri. E in
questa folle corsa per essere fermi modernamente all’oggi, che domani però
cambierà in quanto ci sarà un nuovo oggi, si rischia di perdere la strada (e forse
anche il senno). Se non ci sono paletti fissi e cartelli fermi e immutabili, il
rischio resta sempre altissimo.
Ad esempio.
Anche Tommaso Moro aveva il suo “mondo di oggi”. San Tommaso Moro. Parliamo
dunque del periodo tra il 7 febbraio 1478 (quando nasce) e il 6 luglio 1535 (quando muore, ma non perché
era malato, ma perchè gli hanno tagliato la testa). In quel “mondo di oggi” -di
allora- lui era amico e fedele del potentissimo Re d’Inghilterra, Enrico VIII
che tra l’altro lo stimava tanto e lo aveva nominato addirittura Lord
Cancelliere, cioè messo al vertice dell’ordinamento giudiziario. Un posto
altissimo e ambitissimo. Poi Enrico VIII (che era stato dichiarato poco prima addirittura defensor fidei dal Papa) ripudia la
moglie e sposa Anna Bolena. La Chiesa non accetta questa situazione (cioè non
si adegua, né si apre alle esigenze del mondo “di oggi”, quello del 1500). Così
il Re (modernamente) stacca da Roma la “sua” Chiesa inglese e si proclama unico
capo. Tommaso Moro, da buon cattolico (all’antica), non può accettare quel
divorzio e la supremazia del Re nelle cose di fede. Che fa? Resta
cattolico, appunto. Lo pensa, lo dice. Perde il posto e si lascia condannare a
morte senza piegarsi. Fu ammazzato per aver difeso
l’indissolubilità del matrimonio e rimanere fedele al Papa. Dare la vita
per questo motivo potrebbe far venire in mente a molti cattolici di oggi (se desti) che
queste faccende siano abbastanza importanti. La vita è sempre la vita, sia
nel 1500 sia nel 2015. Dispiace sempre darla via, in anticipo. A meno che non ci
sia qualcosa di più grande della vita, prima e un destino eterno, dopo.
(Stiamo parlando del
matrimonio cattolico ovviamente. Che è -appunto- un sacramento e come tale è
indissolubile. E il matrimonio cattolico non è obbligatorio… chi non vuole
questa gravità, non si sposi in Chiesa).
D’altra parte Gesù è
stato chiarissimo sul punto “L'uomo
dunque non separi ciò che Dio ha congiunto. (…) Chi ripudia la propria moglie e
ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il
marito e ne sposa un altro, commette adulterio” (Marco, 10, 9-12).
Nessun commento:
Posta un commento