La storia era quella in cui don Camillo ricevette in
canonica due “scomunicati”, amici del sindaco Peppone, che si volevano sposare.
“Il matrimonio è una cosa che si fa in cinque minuti -li ammonì- ma dura tutta
la vita”. Non è una burletta, insomma. Ogni tanto quella frase mi ritorna in
mente. Era il 1996. Era una bellissima giornata e arrivai in Chiesa calmissimo
e contentissimo, saltavo per la gioia, come anche mia moglie. Mi ricordo, come
fosse adesso, il groppo alla gola quando pronunciavo quelle frasi del rito che
il sacerdote ti mette davanti. “Io… accolgo te,…, come mia sposa. Con la grazia
di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella
salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.
Le balbettai quelle parole. La promessa che stavo facendo era troppo grande e
importante, e mi tremavano le gambe dalla commozione. La promessa era grande,
ma la stavo facendo con la “grazia di Dio”! Stavo ricevendo un sacramento che
ci avrebbe sostenuto per tutto il tempo della nostra vita. E poi i miei amici
erano tutti lì con me e dal loro sguardo e dalle loro battute sussurrate dopo
aver ricevuto quel sacramento, capivo che la storia che stavo iniziando non era
cosa solo mia e di mia moglie, ma anche la loro. La preoccupazione era anche la
loro. Da condividere con loro. E quella promessa, né io, né mia moglie
l’abbiamo mai voluta contestare o rimangiare.
Certo, la convivenza quotidiana genera poi sempre problemi.
La diversità di vedute, di carattere, di esperienze vissute prima, provoca liti
anche spesso furiose. La prima litigata forte l’abbiamo avuta durante i primi
giorni del viaggio di nozze, per una questione attinente il freno a mano della
macchina che avevamo (peraltro manco nostra, ma presa a noleggio). E poi a casa:
dal cassetto lasciato aperto, al come educare i figli, passando per i calzini
lasciati per terra, fino ai modi di comportarsi stupidi e egoistici, oltre alla
pentola antiaderente rigata. La convivenza matrimoniale spesso genera anche dispiaceri
e dolori. Genera e genererà sempre tutto questo: è necessario che accada questo.
Ma forti del sacramento ricevuto, del sostegno degli stessi amici di prima e
dalla certezza che un matrimonio si fa in cinque minuti, ma dura tutta la vita
(è per tutta la vita), mai abbiamo dubitato che la strada per risolvere le nostre
liti, le sofferenze e i disaccordi, fosse il divorzio. Il matrimonio per noi è
la strada che ci può portare alla santità, che Gesù ha voluto per noi
chiamandoci a questo sacramento e a formare una famiglia. E dunque i figli.
Quanto è importante che crescano avendo due genitori che, sì, litigano, si
scannano e si insultano…, ma che mai mettono in dubbio il loro matrimonio, che
sono sempre saldi su certi principi, pur nella loro debolezza. Che pur pieni di
difetti e facendo tanti sbagli, hanno a cuore la loro felicità e la loro salvezza.
E che, anche quando i figli saranno vecchi, saranno sempre un padre e una madre
che li considerano ancora ragazzi da crescere bene, pronti anche a dar loro
scapaccioni sulla zucca se occorresse.
Ma cosa c’è di più grave e importante di tutto questo? Come
si fa a annullare un matrimonio per banali motivi di convivenza? Come si fa a
dire a Nostro Signore non mi serve più il tuo santo aiuto: “riprenditi pure il
tuo sacramento, io faccio come più mi pare e piace”. “Desidero questo, dunque
lo faccio”.
Ma c’è ancora qualcuno che dice ai futuri sposi che il
matrimonio non è una burletta e che “è una cosa che si fa in cinque minuti, ma
dura tutta la vita”? Quante cose si
dicono ai futuri sposi, ma non si evidenza minimamente questo fatto? Gli amici
poi ci sono, li aiutano (oppure gli dicono “se lo senti, lascialo”)? I genitori
-se ci sono- li sostengono umanamente? Oggi nessuno si vuole sposare perché
nessuno pensa più a qualcosa che possa durate tutta la vita, a qualcosa che
oltrepassi e limiti i propri comodi e i propri tornaconto. E se ci si sposa, il
matrimonio viene al massimo considerato una burletta e basta pochissimo per
farlo naufragare in breve tempo o per tradire il coniuge. E i figli si arrangino, divisi tra due
genitori che si odiano e parlano male l’uno dell’altro. E lo vediamo il mondo come
è diventato. Ma in tutto questo guazzabuglio chi può fare qualcosa di buono
siamo noi cattolici. Ma solo se ci scomodiamo e non ci facciamo prendere dal
politicamente corretto e dalle mode. L’unica nostra moda
deve essere Gesù Cristo. E va raccontata.
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