Negli ultimi due o tre secoli sono stati lanciati attacchi micidiali contro la Chiesa e soprattutto contro la Fede in Gesù. Cannonate potentissime sono state scagliate contro di essa, molti muri si sono così sbriciolati e gli assalitori sono penetrati nelle vie e nelle case, indossando gli abiti tipici di quello Stato. Molti dal di dentro sono fuggiti perché non avevano coraggio di difenderLa (prima di tutto i Pastori), né capivano cosa stesse succedendo: pensavano a una novità a un giusto adeguamento della Religione alla Modernità (la Chiesa deve conservare il patrimonio della Fede per come gli è stato dato da Gesù). E poi considerate: Secolo XIX, Secolo XX, Secolo XXI… quanta modernità è passata e sparita almeno ogni venti anni? Ma fermiamoci qui. Una botta devastantissima è venuta da quegli anni che sono chiamati “il sessantotto” che ancora sono un dogma intoccabile. In quel periodo tutti avevano in mente la sicurezza che i tempi sarebbero a breve cambiati e che il passato era da buttare perché tutto sbagliato. (E così hanno buttato a mare il bambino con tutta l’acqua sporca). L’attacco in quegli anni è stato fatto sia con i super cannoni e sia con il fioretto. Nel 1965, quando già ribolliva l’aria, il cantautore Francesco Guccini scrisse la canzone “dio è morto”: il titolo proviene da una celebre frase del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Estrapolo un po’ di frasi. « Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano». Fino a che non arriverà la speranza laica che migliorerà la vita, non si può trovare nulla di buono in questo mondo. La ricerca di qualcosa che non trovano: tutto è brutto, tutto è noia: non c’è nulla. Poi «Essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà e un dio che è morto ai bordi delle strade, dio è morto nelle auto prese a rate, dio è morto nei miti dell'estate, dio è morto», dio è morto. Noi cristiani sappiamo che Dio ha a che fare con tutti i particolari della vita e dà senso alla vita e a tutto: anche alle auto prese a rate. «Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede in ciò che spesso han mascherato con la fede nei miti eterni della patria o dell'eroe perchè è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura…» questo sentivano i giovani di quegli anni in una bellissima musica e un bravissimo, stimatissimo e simpaticissimo cantante. Questo gli si insinuava nelle loro menti e metteva le radici. La canzone termina con «Ma penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perché noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi risorge». Dio scritto sempre minuscolo, ma dunque arriverà un mondo nuovo e una speranza appena nata (per noi la speranza ha duemila anni e poi non mi pare che dopo cinquant’anni quella nuova sia ancora arrivata né tantomeno un mondo nuovo). Ma ognuno canta le canzoni che vuole e ognuno sente le canzoni che vuole. Però devo dire—e qui viene il dolore—che quella canzone veniva fatta ascoltare dai preti e dai vescovi, anche negli oratori delle chiese cattoliche, anche dalle trombe del campanile, forse anche…, ma spero di no. Perché? Perché dicevano che se letta in un certo modo, quella canzone è cattolica e molto utile ai giovani: tre giorni… resurrezione… speranza... Ma quanta gioventù cristiana si è persa, forse anche per questo? Alcuni dei terroristi, lo sapete, venivano dai seminari. Non gli è venuto in mente che con un titolo tratto da una frase di Friedrich Nietzsche, cantata da uno che non ha mai detto di essere un fervente cristiano, con testo pieno di trappole pericolose, qualche problema poteva anche comportare? Clericali!
Il Pio
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