Siamo nel Canto XVI del Purgatorio e Dante entra nella III Cornice dove trova gli iracondi. Passa attraverso il denso fumo che rende quel luogo più buio di una notte priva di qualunque stella e irrita fortemente gli occhi del poeta ed è costretto a chiuderli e ad appoggiarsi al maestro. Qui Dante cammina come un cieco. Incontra dunque Marco Lombardo con cui inizia un discorso sul libero arbitrio. Marco afferma che il mondo è cieco e Dante sembra proprio venire da lì. Gli uomini, infatti, riconducono la causa di tutto al cielo, come se esso determinasse necessariamente gli eventi: ma se così fosse il libero arbitrio sarebbe nullo, e non sarebbe giusto essere premiati per la virtù e puniti per la colpa. Il cielo, prosegue Marco, dà inizio alle azioni umane, almeno ad alcune, ma in ogni caso l'uomo può scegliere tra bene e male, e la volontà è in grado di vincere ogni disposizione celeste. Gli uomini sono dunque guidati dal proprio intelletto, che è una forza ben maggiore di quella delle influenze astrali.
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