Perbacco!


Halloween non è una festa cristiana, perbacco!, come ho letto in internet poco fa e
sempre ammesso che oggi la gente sappia cosa significhi “una festa cristiana”. Qualche anno fa, infatti, in fila alla cassa di un supermercato, ho sentito una bambina chiedere alla mamma il perché il primo novembre fosse festa, ovviamente la mamma rispose (un po' indispettita dalla banalità della domanda), che era festa perché era Halloween (perbacco!). Ci rimasi malissimo e mi intristii. Halloween è una festa importata dai paesi anglosassoni. Una festa brutta, pagana e soprattutto senza alcun senso, senza vita. Quando ero ragazzo il primo di novembre non si andava a scuola perché era la festa di Tutti i santi e pur avendo una fede ignorante, assai borghese e molto blanda, il senso profondo lo capivo lo stesso e così anche i miei compagni di scuola compresi quelli atei, agnostici, di estrema sinistra ed estrema destra. Avendo letto parecchie storie di Charlie Brown, il simpaticissimo personaggio inventato dallo statunitense Charles M. Schulz, sapevo già in tenera età che lui ed i suoi Peanuts, la notte tra il 31 ottobre e il primo di novembre festeggiavano Halloween (così come tutti i loro concittadini americani); ma in Italia in quei tempi nessuno vendeva ancora zucche finte e i vestiti orribili da morto e da strega, nessuno gridava “dolcetto o scherzetto” e nessuno sapeva di quella festa davvero pagana, panegirico alla bruttezza, al nero e alla morte (e come eravamo normali allora, perbacco!). All’Università (parlo degli anni ’80) notai che in alcuni negozi, in quel periodo, cominciavano a vendere piccole zucche di plastica (penne, portachiavi, spille…) in un angolo sparuto del negozio. Capì in un istante che dopo pochi anni quella festa sarebbe arrivata in Italia. Di lì a poco infatti, quell’angolo sparuto del negozio divenne un ampio spazio di vendita e Halloween diventò per tutti un’importante festa nazionale, attesa da tutti e da affari colossali e talmente grande da obliterare la nostra Festa di Ognissanti. E i bambini—come quella alla cassa del supermercato—vengono educati a preferire la festa della zucca a quella dei santi, a preferire la “morte” alla santità, la zucca vuota con un ghigno maledetto, a un contenitore pieno di gioielli preziosi. Oggi quella Festa di Ognissanti nessuno, purtroppo, sa più cosa sia. Io vorrei che i miei tre lettori il primo di novembre festeggiassero con me, tutti i santi del Paradiso, che sono tanti, noti ed ignoti, perché la santità è l’obiettivo di ogni cristiano, alla santità dobbiamo infatti puntare in tutta la nostra vita, in ogni secondo della nostra vita. Alla santità tutti siamo chiamati da Dio e là tutti ci possiamo arrivare con il nostro impegno, la Grazia di Dio e i Sacramenti (i santi sono umani e hanno le stesse problematiche nostre nessuna esclusa, ma la fede gli faceva avere uno sguardo diverso sulla realtà e sulla vita; e la fede è un dono e come tale si può richiedere alle “solite condizioni”). Perché la Santità non è nera e triste ma è celeste e luminosa.

Il Pio

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