Una
cosa però va detta. Oggi bisogna stare molto attenti a cosa si pensa e a cosa
si dice. Qualcuno ha sentito infatti la necessità di coniare urgentemente due
parole, mai servite prima d’ora, dai tempi della Torre di Babele a oggi: “omofobia”
e “islamofobia”. In Nazioni a noi vicine è già un reato rientrare in quelle
definizioni, anche solo marginalmente: si va in carcere e si viene marchiati come
pessimi sui giornali. In Italia stiamo molto vicino a arrivare a questo. Chiunque
però capisce che è assai pericoloso questo atteggiamento da parte dello Stato e
il rischio di gravi ingiustizie è molto molto vicino, perché parliamo spesso
solo di pensieri e opinioni (e in democrazia, in teoria, i pensieri e le
opinioni personali, se non comportano diffamazione o ingiurie, non si
dovrebbero punire, altro sarebbe invece se fossimo in una dittatura ...). Comunque
io ho famiglia e passo ponte. Però una cosa va detta. Perché questo tema si
collega a altri due: razzismo rovesciato e autorazzismo. Un conto è infatti il
razzismo in una delle sue tante espressioni, come quelle dell’omofobia e dell’islamofobia:
quando esso determina brutti episodi delinquenziali, è una pessima faccenda e è
giusto sanzionarlo. Il razzismo e la fobia verso qualcuno, vanno però sempre visti
da entrambi le parti, non da una parte sola.
Il razzismo rovesciato è infatti sempre razzismo. E’ infatti razzismo
tanto il bianco che picchia il nero, quanto il nero che picchia il bianco, se i
motivi sono gli stessi. Ugualmente per la fobia. Questo sembra giusto in teoria,
ma non lo è affatto in pratica. Siamo invece tutti impostati a pensare che se
il bianco picchia il nero è sbagliato; se, per lo stesso motivo, il nero
picchia il bianco, è giusto. E’ giustizia questa? E’ buon senso? No. Però si
fa.
Facciamo
allora esempi. E’ omofobia denigrare, infamare, discriminare, picchiare gli
omosessuali per cattiveria, razzismo, “fascismo”,… episodi tutti giustamente da
punire. Ma come vanno definiti allora, quegli altri episodi in cui persone appartenenti a associazioni di
omosessuali assaltano con insulti e percosse manifestazioni pacifiche e
autorizzate di cittadini che fermi e in silenzio, vogliono semplicemente far
sapere di essere contrari a leggi per loro antidemocratiche e incostituzionali,
ancorchè a favore dei primi? Perché i
primi episodi hanno ampissimo risalto e grande disdegno sociale, mentre i
secondi passano pressoché sotto silenzio, ove non vengano addirittura considerati
giusti? Succede anche, spessissimo ultimamente, che negli asili, scuole medie e
superiori, vengano distribuiti (dunque, in gran parte, a minorenni e spesso
senza il permesso o la conoscenza dei genitori) volumetti da leggere che sono tutti
volutamente predisposti alla diffusione (e applicazione) di massa del pensiero
e della teoria gender. (Dunque, una particolare visione del mondo, un’opinione
di alcuni, ma non di tutti, infatti in un mondo in cui non esiste la Verità,
questa che si propone dovrebbe essere solo una verità delle tante, ma
tutte da rispettare). E’ successo invece
che un’insegnante cattolica abbia provato a esprimere a scuola, durante una
lezione, a domanda, una propria personalissima opinione sul tema
dell’omosessualità, facendo notare che era la sua opinione. Il primo episodio (diffondere
un’opinione a scuola) è quasi sconosciuto e comunque va bene. Il secondo
episodio (dire la propria opinione a scuola) è invece stato stigmatizzato come
fatto gravissimo, è finito (addirittura!) sui TG e quotidiani nazionali, da
loro considerato una “notizia shock” e così l’hanno saputo tutti, compreso il
nome, cognome e la residenza dell’insegnante.
Parliamo
ora di autorazzismo. Cioè essere razzisti della propria cultura e della propria
identità. Essere razzisti di se stessi è peggio del razzismo rovesciato, perché
significa che un popolo corre verso il suicidio. La stampa ha recentemente riportato
due vicende. Una bambina cristiana di 12 anni è stata picchiata da un
senegalese islamico perché aveva una croce al collo. Un gruppo di giovani
islamici hanno lanciato insulti a una processione cristiana. (Entrambi sono avvenuti
in Italia). Forse non è andata proprio così, dicono, ma io vi devo dire altro. Nell’immediatezza
dei due episodi gli Intelligenti e
dunque quelli che ci insegnano a pensare dritto, in entrambi i casi, si sono
precipitati, senza nemmeno approfondire e conoscere i fatti, a trovare mille
scuse a favore degli stranieri: “non sapevano la lingua”, “erano in Italia da
poco”, “la ragazza trattava il ragazzo alla pari”, “avevano sentito quelle
frasi in altri contesti”, “il fatto non è avvenuto proprio come raccontato
dalle vittime”, fino a addirittura a “la croce della ragazza era ostentata
provocatoriamente”. Insomma chi pensa giusto per tutti dice che la colpa era della
dodicenne e della processione: la prima non si doveva mettere la croce e doveva
abbassare lo sguardo, l’altra non doveva proprio passare davanti agli islamici
(anche se il percorso era così da secoli). Ma ora ho paura a porre la domanda
“e se avveniva il contrario?”. L’autorazzismo, appunto.
Siamo
dunque come ai tempi della Torre di Babele. Solo che oggi a parole ci capiamo
benissimo. Non ci capiamo invece sul senso e significato di tutto. Sul senso
della giustizia. Sul senso della vita. Sul senso del buon senso. Sul senso del
ridicolo. Molti di noi hanno deciso di ragionare con la testa di chi impone un
pensiero unico e non vogliono assolutamente andare fuori dal coro. Il brutto è
che in questo numero ci sono moltissimi cattolici praticanti, allineati in
prima fila. Dico che è brutto, perché un tempo erano proprio i cattolici a fare
da muro al dilagare di pensieri ingiusti
e ingiustificabili. A dare al popolo un modo alternativo di ragionare, un
paletto, un riferimento, basato sulla ragionevolezza della fede, contro lo
sragionamento del mondo (che c’è sempre stato). Coi cattolici la gente ha sempre
avuto un’alternativa a quello che diceva il mondo e poteva decidere se seguirli
o bruciarli vivi. Chi può resti nel piccolo gregge di uomini fedeli a Gesù e
alla Chiesa. Pier Giorgio Frassati aiutaci.
Il Pio
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