Il Catechismo di S. Pio X al numero 43 chiede «come
possiamo vincere le tentazioni?». Le tentazioni (faccenda realissima e
quotidiana, che dobbiamo sapere e evitare) ce le manda dritte dritte il demonio, nel suo esclusivo interesse, e nonostante questo, spesso noi le assecondiamo e gli diamo peso; ce le
manda il demonio per farci allontanare da Gesù e le modalità sono di una
vastità incredibile, personalizzate a seconda delle nostre debolezze e del
nostro carattere. Su misura. Il brutto è che oggi nessuno ci parla più del
demonio e delle sue sempre cattive tentazioni e dunque diventiamo una facilissima preda che cade, a
bocca aperta, nella trappola. Al numero 42 il catechismo spiega « I demoni ci tentano per l'invidia che ci
portano, la quale fa loro desiderare la nostra eterna dannazione, e per odio a
Dio, la cui immagine risplende in noi. Iddio poi permette le tentazioni,
affinché noi, vincendole con la Sua Grazia, esercitiamo le virtù ed acquistiamo
meriti pel paradiso». Le tentazioni si vincono — si possono e
si devono vincere!—con la vigilanza, con la preghiera e con la mortificazione
cristiana si legge. Cos’è la vigilanza? Deriva da
vigilare, stare svegli, dunque, evitare di frequentare certi posti, evitare
certi argomenti e certi pensieri, evitare, insomma, di mettere il sedere dove
tirano i calci... La preghiera. Io non so quanti di voi pregano regolarmente
durante la giornata, ma bisogna pregare sempre, più spesso possibile. Quando si
va in macchina (chiudendo magari la radio), quando si va a fare la spesa o a
spasso (da casa mia ad es. al supermercato più vicino c’è il tempo per dire
tutta una decina di rosario, da casa mia alla parrocchia una decina e un pater,
ave e gloria, da casa al luogo del lavoro un rosario e un Angelus…). E’ bene sfruttare
tutte le occasioni per pregare spesso. Regolarmente. La Compagnia dei Tipi
Loschi ha la Regola della decina quotidiana, è buona cosa, ma possiamo e
dobbiamo fare molto di più. Cos’è infine la mortificazione cristiana? Io ora vi
dico cos’è la mortificazione civile (non cristiana). Uno ad esempio —capita— per
essere più bello o stare più comodo, si sottopone all’operazione agli occhi per
togliere gli occhiali: rischiando anche di divenire cieco, soffrendo un po’ e
pagando. Che parola contiene mortificazione? La parola morte. Bisogna far
morire qualcosa di sé per qualcosa di più grande, rinunciare a qualcosa per
Gesù. Quali sono le mortificazioni? Il cilicio, il digiuno, mi dicono. Sì anche
la fustigazione, ma ce ne sono tante altre più possibili e vicine a noi. Ho allora
raccontato del beato Escrivà che per mortificazione, a cena prima di prendere l’acqua
aspettava il più possibile, proprio per offrire questa piccola sofferenza. Poi
si può rinunciare al sonno, spettacoli e pensieri cattivi, ira, parole vane,
giochi, perdita di tempo, ozio, tempo per sé, pettegolezzi, giudizi… a non
stravaccarsi sul divano e fare qualcosa per qualcuno. Dunque la mortificazione,
la vigilanza e la preghiera ci tengono lontani dalle tentazioni. Ho raccontato
che S. Antonio Abate diceva che i demoni quando ci attaccano, se ci trovano
impauriti, immersi nelle cose nostre cose, ampliano le paure che già abbiamo e
ci fregano. Ma se ci trovano lieti nel
Signore, meditando sul nostro destino eterno, se ne vanno. Mortificazione,
vigilanza e preghiera ci fanno stare sempre vicini al Signore, lieti nel
Signore e dunque ci salvano (anche) dalle tentazioni.
(Sintesi di una riunione della Compagnia
dei Tipi Loschi).
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