Ora non solo gli
atei, i pagani, i senzadio, contestano la Chiesa, ma anche i fedeli e i "pastori". Nel gioco
del calcio, per esempio, nessuno critica il fatto che il pallone non si debba
prendere con le mani: è così, ma se non piace quella regola, si può andare a
giocare a pallamano. Se uno vuole entrare ad esempio nel Partito Monarchico (che non so se esiste più) non
può pretendere che tutti gli iscritti si aprano agli ideali repubblicani: se
sei repubblicano, ti iscrivi in un altro partito. Il discorso non fa una piega,
giusto? (Lo spero, perché oggi la logica naturale spesso viene messa in
discussione). Per la Chiesa, caso dunque unico, non è così. Tutti hanno il
diritto di rimproverarle qualcosa, tutti possono pretendere modifiche al suo millenario
Credo. Tutti vogliono entrarvi e starci, però solo secondo le proprie regole. Ragioniamo
un attimo: si pretende di entrare a tutti i costi, ma è il “padrone di casa” che
deve cambiare le regole. Questo discorso invece, fa o no qualche piega? Molti pretendono
che il catechismo debba essere modificato. E ora non più gli atei, i pagani,
eccetera, ma anche cristiani, consacrati o meno, compreso alcuni vescovi, premono
perché le “regole” da sempre valide, siano ora modificate per adeguarsi al
mondo (che di Chiesa e religione peraltro, non ne vuole proprio sentire).
Il concetto dunque è che oggi
bisogna aprirsi al mondo moderno per essere da esso accettati. (Gesù però non ci ha
detto che saremmo accettati da tutti, anzi, il contrario esatto). Ci siamo
chiesti perché mai dovremmo essere accettati e simpatici al mondo? Il mondo
moderno ci propone ideali più grandi, belli, vivibili, alti, di quelli della
Chiesa? Se la risposta è sì, apriamoci subito, ma se la risposta è no, conserviamo
e difendiamo fino alla morte il “depositum fidei” della Chiesa. Che resta
dunque l’unico appiglio per vivere bene... E per salvarci l’anima (lo dico così
en passant perchè pare che oggi questo
fatto non si debba nemmeno prendere in
considerazione: « sennò la gente si spaventa, scappa e non viene più in chiesa » dicono infatti alcuni
preti). Ma la storia ci ricorda che quando si cancellano vecchie regole e si
aprono le porte, di tutti quelli che prima urlavano per entrare, entrano pochissimi,
quelli che stavano dentro, conservatori e sempre fedeli, escono delusi. Il
bilancio di previsione dunque non mi pare sia entusiasmante.
Le “regole” della Chiesa non sono
mai imposizioni cattive, non sono inutili e ormai
superate e dunque da abolire. Basta poi con il concetto che oggi è tutto
cambiato e tutto deve cambiare: l’uomo è sempre quello di sempre, fatto di
anima e corpo.
Le “regole” sono per me come “consigli”.
« Vuoi vivere cristianamente? Vuoi sperare di salvarti l’anima? Segui Gesù
Cristo, vivi nella Sua Chiesa, segui quanto Essa ti dice e il catechismo. Ma sappi
sempre che sei libero, Dio ti ha fatto liberissimo e puoi fare come vuoi, anche
il peggiore criminale, e sappi anche che le porte, se vuoi tornare, sono sempre
aperte, se ti converti e cambi vita. Se non vuoi tornare rischi che ti perdi e
non ti ritrovi più. Per sempre. Ma sei libero anche di perderti e non tornare indietro
per coerenza ».
Ma si possono dire queste cose,
oggi? No, non è corretto! E allora si può rispondere senza rispetto umano (come
faceva sempre il beato Pier Giorgio), « andate a quel paese: a me non importa niente
di voi, ma solo andare dietro Gesù e alla Sua Chiesa? ».
Il Pio
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